Capsella bursa-pastoris (L.) Med.
Famiglia: Cruciferae
Sinonimi: Thlaspi busa pastoris (L.)
Nomi volgari: borsa del pastore, cassella, erba di Giuda, erba raperina, borsacchina, borsacchia, cassetta, scarsellina, erba storna.
Etimologia: dal latino capsella = cofanetto, piccola borsa, con riferimento alla forma dei frutti, simili alle vecchie bisacce dei pastori.
Morfologia:
Pianta erbacea, annuale o biennale, con fusto eretto,esile, ramificato e coperto di corti peli, alta sino a 60 cm, con radice legnosa, a fittone e poco ramificata. Se viene stropicciata emana un forte odore di solforato.
Le foglie hanno forma estremamente variabile, le basali sono lanceolate-lobate, dentate o intere e formano rosetta; le cauline sono sessili, inguainanti, glabre.
I fiori sono ermafroditi, riuniti in piccoli grappoli terminali, di colore bianco, hanno calice composto da 4 sepali verdi, ovali, aperti. La corolla comprende 4 petali bianchi, opposti, più lunghi dei sepali del calice.
Frutti: sono siliquette appiattite, cuoriformi, contenenti semi oblunghi di colore marrone.
Distribuzione – habitat – fioritura: Originaria probabilmente, delle regioni mediterranee, si è diffusa con le coltivazioni del frumento, divenendo una delle infestanti più cosmopolite. In Italia è pianta comune ovunque,cresce sino a 2.300 m adattandosi ad ogni tipo di clima vegeta negli orti, nelle vigne, nei muri, nei luoghi coltivati, nelle radure dei boschi; si tratta di piante a più cicli, i semi cadono appena nascono, per cui la si può trovare fiorita tutto l’anno.
Proprietà ed usi:
La borsa del pastore ha proprietà emostatiche, astringenti, antiemorragiche, in particolare principi attivi presenti nella pianta consentono di far contrarre la muscolatura dell’utero per cui ne frenano le emorragie, regolarizzando il ciclo mestruale. Utile anche nella cura delle epistassi, delle diarree, delle emorroidi e delle varici. Lo stelo fresco, tritato e macerato per 24 ore nell’aceto può essere applicato sulle infezioni cutanee.
Dai semi, in tempo di carestia, si estraeva olio.
Curiosità: Nell’Herbario settecentesco di Castore Durante così sono descritte le sue qualità terapeutiche.
“Infiammata iuvat stringit,refrigerat” ( giova alla cura delle infiammazioni, stringe i vasi e rinfresca).
“Ad dysenteriam bibitur decoctio” ( per curare la dissenteria bere il decotto).
“Atque cruenta” ( altrettanto si fa per le perdite di sangue).
“Recens illataque vulnera succus glutinat” ( il succo chiude le ferite).
“Infusus sanguinis effluxus, undantia menstrua sistit” ( l’infuso ferma le perdite di sangue e le mestruazioni eccessive).
“Calceus hanc habeat, nudis pedibusque praematur ictericas facies ea sic aurigine mundat” (messa nei calzari e premuta coi piedi nudi, libera il viso dal colore dorato dell’ittero, ovvero giova alle malattie del fegato).
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